venerdì 3 luglio 2015

Un pugno nello stomaco

Bobby Sands, un nome sconosciuto a molte, troppe persone, e fino a qualche tempo fa, sconosciuto anche a me. Ma chi è questo personaggio ignoto?
Partiamo da un presupposto: il mio profondo amore per l’Irlanda, una nazione che amo in tutto e per tutto. Leggo libri, consulto siti web e guardo film inerenti questo Stato, ed è proprio così che ho fatto la conoscenza di Bobby. Mi sono imbattuto in un film di un regista balzato agli onori della cronaca per il suo capolavoro “12 anni schiavo” (venuto dopo un altro mostro sacro per me, ovvero “Shame”, ma di questo magari parleremo in un altro post), tale Steve MacQueen, omonimo del famosissimo attore. Anni fa Steve crea una piccola perla, rimasta sconosciuta, “Hunger”, il film racconta in maniera cruda ed estremamente esplicita, i trattamenti disumani riservati ai detenuti dell’IRA (Irish Republican Army, un esercito di volontari in lotta per la liberazione del proprio Paese dal dominio Inglese) nel carcere di Long Kesh. Una volta finito di guardare la pellicola, sono stato assalito da un sentimento di incredulità mista a rabbia e disgusto, non potevo credere che nella nostra era moderna, in Paesi come Inghilterra ed Irlanda, potessero accadere eventi simili, mi rifiutavo di accettare che tutto il mondo è rimasto immobile a guardare, mentre questo orrore si svolgeva indisturbato. E così decisi di documentarmi meglio, naturalmente corro a digitare www.wikipedia.it ed inizio a navigare, con mio profondo stupore mi accorgo che tutto ciò è reale, ma non mi basta. Scopro che è stato pubblicato un libro dal nome “Un giorno della mia vita” un diario tenuto segretamente da Bobby Sands, durante il suo periodo di prigionia, lo compro, ed una volta arrivato inizio la lettura. Le pagine scorrono, gli occhi si fanno lucidi, e nel cuore cresce la rabbia in quanto, la realtà è di gran lunga peggiore di quella descritta nel film. Continue percosse, detenuti costretti a stare nudi in piccole celle anguste senza vetri alle finestre e con il riscaldamento spento in inverno ed acceso alla massima potenza in estate, piccoli buglioli in cui espletare i bisogni corporali, che puntualmente non venivano svuotati, pertanto i detenuti erano costretti a spalmare le proprie feci sui muri, cibo rancido ed in quantità misere, perquisizioni corporali degradanti, una sola visita al mese della durata di mezz’ora e mi fermo qui perché anche ora mentre scrivo il disgusto e la rabbia sono insopportabili.
Alla luce di tutto ciò mi chiedo, dove erano gli organismi atti a sorvegliare i diritti fondamentali dell’uomo, dov’era l’America, dov’erano tutti gli altri Stati dell’Unione Europea, come si è potuti arrivare a tanto? Più ci penso e più non riesco a farmene una ragione.
Quasi dimenticavo, per tornare a Bobby Sands, morì a soli 27 anni nel carcere di Long Kesh a seguito di uno sciopero della fame durato 66 giorni, durante il quale nessuno ha fatto nulla, a lui sono seguiti altri 9 ragazzi morti a seguito dello sciopero iniziato da Bobby. Cosa chiedevano di tanto osceno da non potergli essere concesso? 5 semplicissimi punti:
  1. Diritto di indossare i propri vestiti e non la divisa carceraria
  2. Diritto di non svolgere lavoro carcerario
  3. Diritto di libera associazione durante l’ora d’aria
  4. Diritto di avere reintegrata la remissione di metà della pena (diritto perso durante le proteste)
  5. Diritto di ricevere pacchi, posta e visite settimanali

 Non mi sembrano richieste inesaudibili, ed in tutto ciò il mondo è rimasto fermo a guardare l’orrore che si consumava.
Un pugno nello stomaco e meno doloroso della lettura delle pagine scritte da Bobby.

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