giovedì 16 giugno 2016

Cosa sta accadendo?


Questa mattina ero in cucina come al solito, leggendo un libro mentre aspettavo che il caffè ed il pane tostato fossero pronti. Dopo aver finito di fare colazione, chiudo il libro ed accendo la tv e puntualmente sintonizzo sul canale sportivo per rivedere azioni salienti di questo Europeo di calcio, ma ciò di cui si sta discutendo non riguarda assolutamente il calcio, e le immagini che passano sono più da guerriglia, che da evento sportivo. 
Alla vigilia di questa competizione la tensione era altissima, in quanto svolgendosi in Francia, c'era la paura che potessero ripetersi attacchi terroristici a cui purtroppo siamo stati abituati ad assistere negli ultimi anni. A dire dei giornalisti, ingenti forze dell'ordine erano schierate a protezione da eventuali episodi di matrice terroristica, i controlli sarebbero stati serrati, si sarebbe messo in pratica tutto il possibile affinchè l'evento potesse svolgersi in un clima di tranquillità e di festa che sempre dovrebbe caratterizzare queste manifestazioni. Nessuno poteva immaginare che i primi problemi che si fossero presentati sarebbero giunti sotto forma del tutto diversa da quella che ci si sarebbe aspettato.
Tutto è iniziato a Marsiglia con gli scontri tra gli hooligans Russi e quelli Inglesi. Le prime avvisaglie già da dentro lo stadio con risse incontrollate sugli spalti, per proseguire poi all'esterno, trasformando la città in un vero e proprio campo di battaglia. Scene a cui mai avremmo voluto assistere, tafferugli tra le varie fazioni, forze dell'ordine dispiegate a sedare gli scontri, lancio di lacrimogeni, veri e propri scenari da guerriglia urbana. Nei giorni seguenti gli scontri sono continuati, costringendo la commissione disciplinare ad infliggere multe e minacciando addirittura l'esclusione delle rispettive nazionali dal torneo. Nonostante questo gli scontri continuano ad esserci, ed oggi alla vigilia delle gare di Russia e Inghilterra la tensione è alle stelle e siamo tutti con il fiato sospeso sperando nella remota possibilità che tutto possa filare liscio. 
Ma ciò che cattura la mia attenzione mentre sono li a guardare il notiziario sportivo, è una notizia che scorre in sovraimpressione, la notizie che nella notte a Parigi c'è stato di nuovo un attentato terroristico.
Non ci credo, non voglio crederci, non di nuovo. 
Vado subito ad informarmi sull'accaduto, leggendo che un uomo ha ammazzato due poliziotti prendendo in ostaggio il loro bimbo di soli tre anni, prima di essere a sua volta ucciso dalle teste di cuoio francesi le quali sono riuscite anche a salvare il piccolo. L'attentato è stato subito rivendicato, e l'attentatore prima di essere ucciso ha postato un video sulla sua pagina Facebook in cui tra le tante rivendicazioni, afferma che "Euro 2016 sarà un cimitero".
Queste sono notizie che fanno gelare il sangue delle vene, e nella mia testa gira una sola domanda "Cosa sta accadendo?", non so più cosa credere e cosa pensare, quello che sta succedendo attorno a noi va oltre ogni comprensione umana e non esistono parole in grado di dare una spiegazione razionale a tali avvenimenti. 
Stiamo distruggendo il nostro Mondo.

giovedì 25 febbraio 2016

People watching

Finalmente la mia passione nell'osservare la gente è diventata una cosa trendy ed ha persino un nome, il "People watching" un enorme passo avanti rispetto all'antiquato ed un po' perverso "Voyeur". Rimanere in silenzio in un angolo a guardare le persone, sta diventando sempre più comune e normale, io personalmente l'ho sempre fatto, ma non la reputo affatto un qualcosa di strano o morboso, è un modo come un altro di viaggiare, immaginare vite diverse e posti nuovi, interessi strani, inventare storie, insomma un vero e proprio trip mentale.
Il corpo, i volti, gli occhi delle persone che ci circondano, sono già di per se una storia tutta da leggere, già da soli riescono a raccontarci qualcosa, sensazioni, sentimenti, paure che spesso non possono essere trattenute dentro e che finiscono con il manifestarsi agli occhi di chi osserva. Il People watching potrebbe sembrare una di violazione della privacy, in realtà l'osservatore prova una sorta di rispetto nei confronti di chi sta guardando, non si è mai invadenti ne tantomeno si danno giudizi, semplicemente si osserva in rispettoso silenzio e si immaginano storie, storie che spesso sono affascinanti, nostalgiche e tristemente romantiche. Uno dei momenti in cui mi piace molto osservare la gente, è quando sono seduto in attesa in un aeroporto, tutta quella frenesia, quei sorrisi, quelle facce preoccupate, quegli occhi tristi, quello è il non plus ultra, immaginare le persone che partono alla ricerca dell'avventura, o magari per scappare da una storia difficile o ancora per ritornare da un grande amore. Ricordo che durante uno dei miei viaggi di lavoro, all'aeroporto di Tel-Aviv ero li che aspettavo di riprendere il bagaglio, al di la del nastro c'era un ragazzo molto giovane, avrà avuto al massimo 25 anni, indossava un'uniforme militare, anche lui era in attesa, tra le mani stringeva una rosa e sulle labbra tratteneva un sorriso, era semplice, e dalle sue movenze, dalle sue espressioni era palese che fosse felice. Una volta preso il bagaglio mi sono avviato verso l'uscita e un po' per caso, un po' volutamente, mi sono ritrovato dietro al soldato con il fiore. Una volta guadagnata l'uscita ad attenderlo c'era una ragazza, altrettanto giovane come lo era lui, appena i loro sguardi si sono incrociati, i loro corpi sono andati incontro l'uno all'altra abbracciandosi con gli occhi di lei che si lasciarono sfuggire una lacrima. Beh devo ammettere che mi sono commosso, ero felice e triste allo stesso tempo, felice perchè sempre e comunque la visione di qualcuno che si ama è qualcosa di fantastico, triste perchè ero appena arrivato ma la nostalgia di casa, del mio amore era già forte.
Come disse Bukowski "Le persone sono il più grande spettacolo che il mondo ha da offrirci, e non si paga il biglietto!" mai frase è stata più vera.
E poi diciamocelo, in fondo in fondo, siamo tutti un po' guardoni!

giovedì 28 gennaio 2016

La musica ai tempi dello sharing

La musica, come ormai appurato, con il passare del tempo si va trasformando, sta cambiando il modo di fare musica, sta cambiando il modo di ascoltare musica, sta cambiando il modo di parlare di musica, e come ogni cambiamento, le persone si schierano in due differenti fazioni, ci sono i nostalgici e ci sono gli avanguardisti. Con l'avvento dei Social Network, tutto è cambiato, e come sempre i cambiamenti portano benefici e peggioramenti. Se prima era molto più difficile reperire materiale di determinati artisti, per i quali bisognava cercare in negozi di musica ben forniti e sperare, ora per trovare brani di artisti, siano essi esponenti del mainstream o appartenenti a generi più di nicchia, è diventato molto più facile ed accessibile a tutti. Questo fa si che ci si possa un po' distaccare dai mass media, che ci propongono ciò che vogliono e come vogliono loro, bombardandoci di talent show tutti uguali che sfornano voci tutte uguali, senza cuore, senza passione, e ci permette di farci una cultura musicale basata su quello che davvero ci piace ascoltare e non su quello che piace ascoltare alla massa.
Certo è che l'avere tutto e subito toglie un po' di gusto per alcune piccole cose che erano dei veri ed autentici piaceri, come ad esempio lo spacchettare una musicassetta o un CD e centellinarsi una ad una ogni singola traccia fino ad imparare a memoria tutti i testi delle canzoni leggendoli direttamente dalla carta patinata dei libretti contenuti in essi, la felicità che si prova nel passare interi pomeriggi in un negozio di dischi rimanendo estasiati a guardare gli scaffali, scegliendo per bene e con estrema cura come spendere le ventimila lire a disposizione.
La tecnologia, oltre a darci la disponibilità pressoché immediata di ciò che stiamo cercando, ha creato anche un'altro strumento, lo sharing, ovvero il pubblicare sui propri profili social, canzoni, video e citazioni che ci piacciono e che vogliamo condividere con coloro che ci seguono. Personalmente lo trovo uno strumento molto interessante, in quanto spesso permette di fare piacevoli scoperte, esplorando generi ed artisti che altrimenti non avremmo minimamente considerato, ampliando notevolmente le proprie vedute musicali.
Sempre continuando sulla linea dello sharing, un altro fenomeno che divide l'opinione delle persone è la condivisione post mortem. Se apro Facebook e vedo due post che riguardano un personaggio pubblico, sia esso un musicista, un attore, uno sportivo e vi discorrendo, so subito che purtroppo il tizio in questione è passato a miglior vita. Puntualmente a seguito di un evento simile, ci si ritrova con la bacheca infestata di post sulla commemorazione del defunto, omaggi alla carriera, frasi strazianti e naturalmente la polemica tra i fans storici e quelli che si accodano alla massa, con i primi che si dicono indignati nel vedere gente che non sa nemmeno quale sia il mestiere del deceduto che però pubblica frasi e foto di ringraziamento "per quello che ci hanno lasciato". Recentemente ho avuto modo di assistere ad uno di questi spiacevoli eventi, con la morte del leggendario Duca Bianco, all'improvviso tutti fan di David Bowie, tutti seguaci della sua musica e degli insegnamenti contenuti in essa, e devo dire che sinceramente un pochettino è irritante, il fatto di constatare che anche chi davvero non conosce nemmeno un brano di Bowie, pubblichi i video di Heroes piuttosto che Changes piuttosto che Space Oddity, ma allo stesso tempo mi rendo conto che magari con questo sistema, molti che non hanno mai avuto modo di apprezzare l'artista scomparso, magri iniziano ad avvicinarsi ad esso. Grazie al gossip si accresce la propria cultura personale, e rimango fermamente dell'opinione che costruirsi un proprio bagaglio che contenga la storia della musica, sia sempre una cosa positiva, a prescindere dl fatto di come arrivi la voglia di intraprendere questa scoperta.
Tirando le somme, se io stesso dovessi scegliere di schierarmi o tra i nostalgici, o tra gli avanguardisti, non so da che parte sarei più propenso, e credo che come in quasi tutte le cose della vita, il giusto sta quasi sempre nel mezzo.

I've nothing much to offer
There's nothing much to take
I'm an absolute beginner.