martedì 27 gennaio 2015

The Normal Heart

The normal heart è un film per la televisione del 2014 del regista Ryan Murphy, con Mark Ruffalo, Matt Bomer, Julia Roberts e Jim Parsons. Il film si svolge nei primi anni '80 e narra del delicato argomento dell'AIDS all'interno della comunità gay. La storia ripercorre la nascita del GRID (Gay-Related Immune Defiency, nome poi mutato in AIDS), raccontando la battaglia intrapresa da uno scrittore (Mark Rufalo) dichiaratamente omosessuale contro i pregiudizi e la mancata presa di posizione dei governi contro un virus che andava strappando giovani vite sotto gli occhi impotenti di amici ed amanti. Un film duro, che è una sorta di urlo straziante contro l'ingiustizia di una comunità decimata per colpa dell'ipocrisia e del bigottismo delle persone. 
Guardando questa pellicola non si può che rimanere indignati di fronte al comportamento della società, una società che si reputa "civile", che di fronte ad un problema tanto grave non fa altro che restare ferma a guardare. In quegli anni la comunità gay stava lottando per rivendicare il proprio diritto alla libertà,  ma la discriminazione e l'omofobia erano ancora sentimenti che regnavano sovrani, amare non era un diritto di tutti, l'amore non era un sentimento che doveva semplicemente venire dal cuore, era un sentimento che a quei tempi doveva anche essere eticamente corretto.
Il cast è composto da attori di altissimo livello, con un Matt Bomer a dir poco strepitoso, che con questa interpretazione si è giustamente guadagnato il Golden Globe come miglior attore non protagonista in un film per la televisione.
Un bellissimo film su una storia incredibilmente scomoda, e mai raccontata in tutta la sua cruda verità, una storia di amore, odio e discriminazione che da modo di riflettere...
Consigliatissimo.

giovedì 22 gennaio 2015

Leggere per vivere

Un recente studio dell’ ISTAT, afferma che nel 2014 la percentuale di lettori in Italia è scesa dal 43% al 41,4%, la popolazione femminile mostra una maggiore propensione alla lettura con il 48% delle intervistate che  ha letto almeno un libro nell’arco dell’anno a dispetto del 34,5% della popolazione maschile. La fascia di età con la più alta percentuale di lettori è quella che va dagli 11 ai 14 anni. Stando ad una ricerca condotta da NOPWorld, agenzia che si occupa di ricerche di mercato, in Italia si spendono per la lettura circa 5 ore e 36 minuti alla settimana, e questo “strepitoso” risultato ci piazza in 24esima posizione nella classifica mondiale su un totale di 30 nazioni! La cosa che stupisce è che il Regno Unito è in 26esima posizione, mentre gli Stati Uniti, insieme alla Germania ci precedono di un solo posto. Stupefacenti sono i dati relativi alle prime posizioni, che vede sul podio l’India, seguita da Thailandia, Cina, Filippine, Egitto, Repubblica Ceca e Russia.
Alla luce di questi studi di certo non c’è da stare allegri, a mio modesto parere la lettura è una parte fondamentale dell’esistenza dell’uomo, leggendo si cresce culturalmente, si ampliano i propri orizzonti, ma soprattutto si resta a contatto con il mondo che ci circonda. Un buon libro riesce a farci evadere dallo stress e dalle preoccupazioni quotidiane che ci affliggono, ci fa viaggiare senza partire e ci regala emozioni che la routine quotidiana ci ha fatto dimenticare.
La lettura e il cibo dell’anima, ed essa ha bisogno di essere costantemente alimentata.  Regalare un libro è un piccolo gesto, ma può fare tanto, averne uno in casa è sempre meglio di non averne affatto. Per chi non ha mai letto un libro, tutto sta ad iniziare, e sono convinto che chiunque una volta finito una lettura, ne inizierà subito un'altra. Leggere abbatte ogni frontiera ed elimina ogni pregiudizio, aiuta a vivere e apre gli orizzonti della mente.

"Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito ... perchè la lettura è un'immortalità all'indietro"

(Umberto Eco)


"Ho scoperto prestissimo che i migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole il silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo, senza chiedere nulla."

(Tiziano Terzani)


"Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira"

(J.D.Salinger)


mercoledì 21 gennaio 2015

Libertà apparente

In questi giorni parlare di libertà di pensiero, e sopratutto libertà di espressione, è sempre più un utopia. Alla luce dei tragici fatti di Parigi, non si può pronunciare la parola libertà e non provare una sorta di disdegno. Vite strappate in nome di cosa? Paradossalmente, proprio in nome della libertà, la libertà di culto. 
Nel mio primo articolo voglio proprio affrontare questo delicato argomento, siamo davvero in possesso della libertà, in ogni sua forma? O siamo solamente bendati e legati in nome di essa? A mio parere l'uomo, libero non lo è stato mai, sin dagli albori dell'umanità, c'è sempre stato qualcuno che si è innalzato a pastore delle masse, l'essere umano, ha l'innato bisogno di essere condotto, di sentirsi osservato, di avere qualcuno che controlli che si comporti in modo ligio ed onesto. Immaginiamo un mondo senza "leader" senza nessuno a capo che prenda decisioni per molti, sarebbe un mondo senza leggi, dove regnerebbe il caos, perchè tutto ciò di cui è veramente capace l'uomo, senza bisogno di essere istruito, è la distruzione. 
Tanta gente in questi giorni parla, commenta ciò che è successo nella redazione di Charlie Hebdo, e purtroppo, molto, troppo spesso sento pronunciare una frase "Quelli di Charlie alla fine un po' se la sono cercata", io rimango davvero senza parole ascoltando questa affermazione, e la cosa che mi fa inorridire è che sono davvero tanti a pensarla in questo modo! Io credo solo una cosa, che finchè ci sono persone che cercano, anche se in minima parte, di giustificare un gesto simile, la violenza sarà sempre una parte preponderante della nostra società, perchè manifestazioni e post di condanna non rispecchiano veramente ciò che molti, ipocriti, pensano, e il pensiero di questi viene fuori durante la quotidianità.
La violenza va condannata in tutte le sue forme, e sopratutto va condannata SEMPRE, essa non può avere giustificazione alcuna, questo male si ciba di indifferenza, pressappochismo, qualunquismo, doti di cui la società ne è colma. Il coro di condanna a simili efferatezze deve essere unanime, è il momento che noi tutti liberiamo l'umanità intrappolata nei nostri cuori, soffocata da odio, ira, intolleranza e frustrazione, la libertà è un dono che si cela nei piccoli gesti di ogni giorno, dietro parole insignificanti, ma sopratutto nessuno ci regalerà mai la libertà, siamo solo noi che possiamo omaggiarci di questo dono.

JE SUIS CHARLIE