giovedì 18 giugno 2015

Just Write!

Oggi non ci riesco, non mi viene proprio niente da buttare giù su un foglio, l’unica cosa che mi viene in mente è la poesia di Bukowski “e così vorresti fare lo scrittore” in cui il buon vecchio Hank dice una cosa giustissima, ossia che se ti siedi davanti ad un foglio di carta, o una macchina da scrivere, o un computer e le parole non ti escono di getto come un fiume in piena, lascia stare, non sforzarti, non fare qualcosa di mediocre pur di scrivere frasi che alla fine risultino banali e senza senso. Mai parole sono state più vere, ed oggi per me è esattamente così, non mi viene un cazzo, quindi lascio uscire ciò che la mia mente pensa, senza filtro e senza sforzandomi di trovare parole ad effetto e stilisticamente perfette. Scrivere mi piace, e perlopiù mi svuota la mente dai pensieri, dalle preoccupazioni della vita, le bollette da pagare, i soldi che non bastano mai, il lavoro che ti stressa, la pancia che non accenna a scomparire, mi siedo e inizio a buttare fuori parole, questo mi basta, non mi interessa pubblicare un libro o diventare famoso, lo faccio semplicemente per me stesso. Ho una teoria sullo scrivere, ed è che ad ogni persona arrivata ad un certo punto, gli si accalcano nella testa tanti, troppi pensieri, tanto che non possono essere contenuti in essa ed è a quel punto che si ha bisogno di fare qualcosa, c’è chi si sfoga con lo sport, chi con la musica, chi con la scrittura. Scrivere svuota la mente, incidendo su un foglio ciò che ci gira in testa, una sorta di backup del cervello. Anche perché, diciamocelo onestamente, al giorno d’oggi siamo tutti scrittori, ogni giorno vengo a sapere di qualcuno che conosco che ha scritto un libro, che tiene un blog, che scrive poesie, non so se sia una moda che svanirà con il tempo, ma devo dire che sinceramente mi fa piacere, almeno la smetteranno di etichettarci come un popolo di ignoranti in cui la maggior parte delle persone non ha mai letto un libro nella vita (perché naturalmente parto dal presupposto che per scrivere un libro, si debba sapere di cosa si tratta, quindi averne letti svariati).
Comunque, qualche frasetta l’ho scritta anche oggi, e qualche pensiero l’ho lasciato uscire, senza troppi fronzoli, ho fatto semplicemente andare le dita sulla tastiera, ascoltando il dolce suono della pioggia che scende in questa giornata grigia, sprigionando il suo inebriante profumo di fresco e di terra, che bella sensazione!

"E così vorresti fare lo scrittore?
Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo
a meno che non ti venga dritto
dal cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo"
Charles Bukowski



mercoledì 17 giugno 2015

Still Alice

Non sto soffrendo, io sto lottando. Sto lottando per rimanere parte della vita, per restare in contatto con quella che ero una volta. Così vivi il momento, è quello che dicono, è tutto quello che posso fare: vivere il momento.
Dottoressa Alice Howland (Julianne Moore)
dal film "Still Alice" di Richard Glatzer

La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo Perdersi, scritto nel 2007 dalla neuro scienziata Lisa Genova. Il film narra della dottoressa Alice Howland, affermata linguista nonchè madre e moglie che, alla soglia dei cinquant’anni scopre di aver ereditato una rara forma del morbo di Alzheimer, una forma della malattia che si sviluppa molto precocemente. La donna cerca con tutte le sue forze di rimanere aggrappata alla vita, cercando disperatamente di non perdere il contatto con la realtà di tutti i giorni, lotta per non apparire agli occhi di chi la ama come un’ombra della donna che è stata in passato.
Un film molto commovente, che mostra come questo terribile, incurabile, male possa prendersi tutto da una persona, a partire dalla cosa più preziosa che ognuno di noi possiede, i ricordi. Una patologia crudele, meschina, che colpisce nell’intimo della mente, strappando poco alla volta pezzi di vita, immagini impresse a fuoco che man mano vanno schiarendosi fino a scomparire del tutto. Un declino lento ed inesorabile, che colpisce non solo chi è affetto da questa malattia, ma distrugge anche le vite delle persone care che lo circondano, rassegnate a vedere il continuo degrado della persona amata, fino a renderla passiva nei confronti della vita, una vita senza passione, senza emozioni e senza ricordi.