giovedì 28 gennaio 2016

La musica ai tempi dello sharing

La musica, come ormai appurato, con il passare del tempo si va trasformando, sta cambiando il modo di fare musica, sta cambiando il modo di ascoltare musica, sta cambiando il modo di parlare di musica, e come ogni cambiamento, le persone si schierano in due differenti fazioni, ci sono i nostalgici e ci sono gli avanguardisti. Con l'avvento dei Social Network, tutto è cambiato, e come sempre i cambiamenti portano benefici e peggioramenti. Se prima era molto più difficile reperire materiale di determinati artisti, per i quali bisognava cercare in negozi di musica ben forniti e sperare, ora per trovare brani di artisti, siano essi esponenti del mainstream o appartenenti a generi più di nicchia, è diventato molto più facile ed accessibile a tutti. Questo fa si che ci si possa un po' distaccare dai mass media, che ci propongono ciò che vogliono e come vogliono loro, bombardandoci di talent show tutti uguali che sfornano voci tutte uguali, senza cuore, senza passione, e ci permette di farci una cultura musicale basata su quello che davvero ci piace ascoltare e non su quello che piace ascoltare alla massa.
Certo è che l'avere tutto e subito toglie un po' di gusto per alcune piccole cose che erano dei veri ed autentici piaceri, come ad esempio lo spacchettare una musicassetta o un CD e centellinarsi una ad una ogni singola traccia fino ad imparare a memoria tutti i testi delle canzoni leggendoli direttamente dalla carta patinata dei libretti contenuti in essi, la felicità che si prova nel passare interi pomeriggi in un negozio di dischi rimanendo estasiati a guardare gli scaffali, scegliendo per bene e con estrema cura come spendere le ventimila lire a disposizione.
La tecnologia, oltre a darci la disponibilità pressoché immediata di ciò che stiamo cercando, ha creato anche un'altro strumento, lo sharing, ovvero il pubblicare sui propri profili social, canzoni, video e citazioni che ci piacciono e che vogliamo condividere con coloro che ci seguono. Personalmente lo trovo uno strumento molto interessante, in quanto spesso permette di fare piacevoli scoperte, esplorando generi ed artisti che altrimenti non avremmo minimamente considerato, ampliando notevolmente le proprie vedute musicali.
Sempre continuando sulla linea dello sharing, un altro fenomeno che divide l'opinione delle persone è la condivisione post mortem. Se apro Facebook e vedo due post che riguardano un personaggio pubblico, sia esso un musicista, un attore, uno sportivo e vi discorrendo, so subito che purtroppo il tizio in questione è passato a miglior vita. Puntualmente a seguito di un evento simile, ci si ritrova con la bacheca infestata di post sulla commemorazione del defunto, omaggi alla carriera, frasi strazianti e naturalmente la polemica tra i fans storici e quelli che si accodano alla massa, con i primi che si dicono indignati nel vedere gente che non sa nemmeno quale sia il mestiere del deceduto che però pubblica frasi e foto di ringraziamento "per quello che ci hanno lasciato". Recentemente ho avuto modo di assistere ad uno di questi spiacevoli eventi, con la morte del leggendario Duca Bianco, all'improvviso tutti fan di David Bowie, tutti seguaci della sua musica e degli insegnamenti contenuti in essa, e devo dire che sinceramente un pochettino è irritante, il fatto di constatare che anche chi davvero non conosce nemmeno un brano di Bowie, pubblichi i video di Heroes piuttosto che Changes piuttosto che Space Oddity, ma allo stesso tempo mi rendo conto che magari con questo sistema, molti che non hanno mai avuto modo di apprezzare l'artista scomparso, magri iniziano ad avvicinarsi ad esso. Grazie al gossip si accresce la propria cultura personale, e rimango fermamente dell'opinione che costruirsi un proprio bagaglio che contenga la storia della musica, sia sempre una cosa positiva, a prescindere dl fatto di come arrivi la voglia di intraprendere questa scoperta.
Tirando le somme, se io stesso dovessi scegliere di schierarmi o tra i nostalgici, o tra gli avanguardisti, non so da che parte sarei più propenso, e credo che come in quasi tutte le cose della vita, il giusto sta quasi sempre nel mezzo.

I've nothing much to offer
There's nothing much to take
I'm an absolute beginner.

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